Il trattamento integrativo, ex bonus Renzi, è stato confermato nella nuova legge di Bilancio del governo Meloni. Sarà corrisposto, in busta paga, a chi ha un reddito inferiore ai 15mila euro, con una somma che può arrivare fino a 120 euro al mese.
Trattamento integrativo. Cos’è?
Il trattamento integrativo è un’agevolazione Irpef riconosciuta mensilmente sui redditi da lavoro dipendenti e assimilati. Può arrivare fino a 120 euro al mese e 1.200 euro annui. Il tutto varia in base alla fascia di reddito del beneficiario.
L’importo viene anticipato direttamente dal datore di lavoro in busta paga o erogato dall’Inps. Ma la cifra può essere recuperata anche in occasione della dichiarazione dei redditi, chiedendo un rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Chi può richiederlo?
Il trattamento integrativo spetta ai lavoratori dipendenti privati o pubblici. Ma possono fare richiesta anche:
- socio lavoratori delle cooperative;
- lavoratore atipico;
- lavoratore assunto con contratto co. co. co.;
- borsisti, stagisti o chi svolge altra attività di formazione;
- chi svolge un lavoro socialmente utile;
- revisori di società, amministratori comunali e addetti della PA;
- disoccupati precettori di indennità mensile Naspi;
- i lavoratori in cassa integrazione
Quali sono i limiti di reddito?
Dal 1° gennaio 2022, i lavoratori con reddito fino a 15.000 euro annui, percepiscono direttamente il bonus in busta paga.
I lavoratori con reddito con reddito oltre i 15.000 euro e fino a 28.000 hanno diritto al beneficio solo se la somma delle detrazioni fiscali spettanti supera l’Irpef lorda dovuta.
Per ottenere il valore del trattamento integrativo è necessario effettuare un calcolo sulla base della previsione del reddito, cioè simulando il reddito annuale del lavoratore.